La stampa governativa sostiene che la grande manifestazione di ieri degli aquilani sia stata “strumentalizzata dalla sinistra”. Ero uno dei tanti presenti, e sono di sinistra e comunista, ma con me c'erano migliaia di cittadini e cittadine di tutte le estrazioni politiche e sociali, uniti, con una forza e una radicalità senza precedenti, dall'esasperazione provocata dalle falsità di Berlusconi, dalla protezione civile snaturata modello Bertolaso, e in ultimo dalla stretta fiscale di Tremonti che mette in ginocchio un territorio ancora in piena emergenza.
Piuttosto che tacciare gli aquilani di essere strumentalizzati dai comunisti, da infiltrati antagonisti, e via dicendo, parliamo piuttosto dei motivi per cui migliaia di cittadini hanno lottato contro quello che ha fatto e sta facendo il governo della destra. Tanto per ricordare alcune ottime iniziative intraprese in questi 15 mesi:
l'esautoramento delle istituzioni democratiche locali con la gestione commissariale e i divieti di assemblea nelle tendopoli, la cortina mediatica di Berlusconi-Bertolaso per la costruzione del consenso, la narrazione trionfalistica ed elettorale che offuscava una realtà ben più drammatica (da notare che nella città dell'Aquila la destra ha perso largamente alle elezioni provinciali);
propagandata in tutta Italia la falsità tremenda che “L'Aquila è stata ricostruita”, mentre sono state fornite sistemazioni per l'emergenza ma la ricostruzione reale della città e dei borghi del territorio è completamente bloccata per assenza di copertura finanziaria;
nella gestione dell'emergenza, la protezione civile con il suo potere d'ordinanza è stata usata come ente appaltante per andare in deroga alle leggi e alla trasparenza, ed è servita al profitto delle cricche che ridevano la notte del 6 aprile, con costi gonfiati ed esorbitanti del progetto C.A.S.E. che hanno sottratto fondi alla ricostruzione reale;
un clima di continuo ricatto per cui piccole proroghe su sospensione e restituzione delle tasse vengono concesse sempre all'ultimo minuto come regalo padronale a poveri mendicanti, mentre sono misure (già adottate per il terremoto di Umbria e Marche) necessarie e non sufficienti, in un territorio ancora in piena emergenza ora sopratutto occupazionale, con una cassa integrazione cresciuta di oltre il 700% senza prospettive.
L'elenco potrebbe essere molto più lungo, ma di sicuro è sufficiente a spiegare i motivi della manifestazione e del clima antigovernativo che anima la città. Il governo risponde con manganellate su giovani terremotati che vivono ancora nei camper.
Ma ieri anche Bersani è stato contestato sonoramente dai cittadini. Il motivo è semplice: il PD (così come l' IDV) ha taciuto per troppo tempo su L'Aquila e il suo territorio, c'è voluto lo scandalo delle cricche per fargli fare un minimo di opposizione!
Rifondazione Comunista invece ha denunciato da subito l'operazione del duo B&B, lo snaturamento della protezione civile e gli interessi che celava lo stato di emergenza permanente (molto prima che scoppiasse lo scandalo sulla protezione civile), la questione dell'emergenza democratica che si è aperta in questo territorio, l'assenza di una pianificazione reale e di fondi per la ricostruzione mentre si spendono miliardi per spese militari e auto blu; inoltre siamo intervenuti in prima persona nelle tendopoli con i volontari la Brigata di solidarietà attiva, per favorire processi di auto-organizzazione delle comunità locali. E' per questo che noi non siamo mai stati contestati e siamo presenti nei movimenti.
La misura conquistata ieri riguardo le tasse è ancora insufficiente, la richiesta era infatti la restituzione in 10 anni, come abbiamo ottenuto ieri grazie alla nostra mobilitazione, ma al 40%, come avvenuto in Umbria e Marche per favorire la ripresa di quei territori, mentre per noi è ancora totale con un peso gravissimo sul reddito di lavoratori e pensionati. Pertanto la lotta dei terremotati dell'Aquila sarà ancora lunga, c'è bisogno di fondi veri per la ricostruzione, di un piano per il lavoro e di misure di sostegno al reddito come il salario sociale, non di concessioni episodiche e minimali.
Francesco Marola – coordinatore Giovani Comunisti/e Abruzzo