Giovani Comunisti/e L'Aquila

giovedì 18 novembre 2010

20 NOVEMBRE, L'AQUILA CHIAMA LE BSA!

Le Brigate di Solidarietà Attiva sono nate nel territorio aquilano, nel periodo più duro che esso abbia attraversato. Hanno risposto alla repressione delle forze cittadine da parte dei poteri forti autogestendo due campi tenda, proponendo come alternativa all'assistenzialismo subdolo del governo (teso unicamente all'appiattimento delle volontà collettive territoriali allo scopo di reprimere il dissenso verso una non condivisa, falsa e scarsamente utile "risoluzione" dell'emergenza abitativa) una reale e attiva solidarietà che non fosse composta di doni calati dall'alto, ma che si presentasse come un'orizzontale determinazione alla risoluzione delle infinite problematiche incontrate. Per questo L'Aquila è e sarà sempre grata alle Brigate di Solidarietà Attiva.

Ma le Brigate non si sono fermate. Riproponendo la stessa forma di attività volontaria orizzontale e solidale, unita allo spirito della lotta per la giustizia sociale, si sono avventurate nell'esperienza di Nardò costruendo un campo che ospitasse i migranti che ogni anno lavorano in nero nei campi, vivendo senza casa e servizi minimi in aperta campagna. Da quel momento in poi al fianco di tutte le realtà popolari colpite da questa gestione della crisi "da destra", e al fianco di tutte le lotte popolari e operaie (come la manifestazione FIOM a Roma del 16 Ottobre), ci saranno le brigate, spinte dall'attenzione al mondo del lavoro che le contraddistingue come associazione sì, solidale, ma Comunista in primo luogo.

Oggi L'Aquila chiama l'Italia, questa volta non per chiedere aiuto, ma per lottare insieme ad essa. L'Aquila chiama l'Italia del "No alle grandi opere inutili", perché ha conosciuto in prima persona la cementificazione scellerata senza concertazione con la popolazione in favore di cricche d'affari miliardari. L'Aquila chiama l'Italia di Terzigno e Chiaiano, perché ha visto in prima persona gli effetti devastanti e antidemocratici della logica del commissariamento, che esautora le elette istituzioni locali in favore di un'autoritaria e interessata elite.

L'Aquila chiama l'Italia del 16 ottobre, della Fiom, dei metalmeccanici ma anche dei precari, perché nel cratere non è stato fatto nulla ancora per i disoccupati post-sismici. L'Aquila chiama l'Italia di Nardò perché a lavorare nei cantieri sono gli "invisibili" migranti, e nessuno può sapere in che condizioni sono perché per quello Stato che è assistenzialista solo quando gli fa comodo non esistono.

L'Aquila chiama le Brigate di Solidarietà Attiva, perché hanno saputo rispondere intelligentemente non solo alle esigenze materiali della gente aquilana il 7 Aprile, ma hanno anche risposto alle esigenze sociali e organizzative di questa e hanno saputo lottare con essa quando è stato necessario. Sappiamo risponderanno positivamente a quest'ultimo, nazionale, SOS.

Matteo di Genova

Giovani Comunisti/e - Responsabile Brigata Solidarietà Attiva L'Aquila

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