Giovani Comunisti/e L'Aquila

lunedì 25 gennaio 2010

Conferenza federale Giovani Comunisti/e: eletto nuovo coordinamento


comunicato stampa:

Eletto nuovo coordinamento Giovani Comunisti/e federazione dell'Aquila


Si è tenuta ieri a L'Aquila la conferenza federale dei/delle Giovani Comunisti,/e l'organizzazione giovanile di Rifondazione Comunista che in questi giorni sta portando avanti in tutti i territori il confronto sui documenti politici per la conferenza nazionale di Roma (19-21 febbraio).

Dopo la votazione dei documenti politici, i lavori si sono conclusi con l'elezione del nuovo coordinamento della federazione dell'Aquila, composto da Carmelo Campione, Silvia Cicino, Davide Donatelli, Francesco Marola, Lorenzo Mastracci.

Coordinatore portavoce e delegato alla conferenza nazionale è stato eletto Francesco Marola, 25 anni, residente a L'Aquila, studente di filologia moderna presso la facoltà di lettere e filosofia dell'università dell'Aquila.

Dopo il terremoto del 6 aprile i/le Giovani Comunisti/e hanno operato con continuità e determinazione, dalla protesta sulla gestione commissariale della ricostruzione alla questione studentesca e giovanile, dalla presenza nelle mobilitazioni aquilane (per la ricostruzione, contro il G8) al lavoro di volontariato nella tendopoli "S.Biagio" di Tempera (AQ) con la Brigata di Solidarietà Attiva.

Ci proponiamo di dare uno sbocco politico chiaro e forte ai movimenti e alla contestazione giovanile contro il governo delle destre e l'immobilismo che talvolta contraddistingue le amministrazioni locali (L'Aquila, Sulmona), per costruire anche nel nostro territorio la svolta a sinistra sancita dal Partito della Rifondazione Comunista.

sabato 16 gennaio 2010

No a Protezione Civile SpA


La federazione dell’Aquila di Rifondazione Comunista promuove attivamente la petizione lanciata dai comitati cittadini aquilani contro la trasformazione della protezione civile in SpA.

Il PRC da tempo sostiene il percorso dei comitati cittadini; saremo presenti anche in occasione dell’assemblea pubblica del 23 gennaio, in cui ci sarà una raccolta firme contro Protezione Civile SpA.

Il giorno stesso dell’uscita del decreto, il Segretario nazionale Paolo Ferrero e il Segretario regionale Marco Fars intervenivano per primi definendo “un ossimoro” la sigla “Protezione Civile SpA”, in quanto rappresenta l’aziendalizzazione e privatizzazione di fatto di compiti fondanti l’intervento dello Stato e degli Enti Locali.

Con la trasformazione della Protezione Civile in ente di diritto privato non sottoposto al controllo pubblico verrebbero ad aggravarsi quei fenomeni di mancanza di trasparenza e di controllo sugli appalti “emergenziali” (legati non solo alle catastrofi naturali, ma anche a grandi eventi sportivi, incontri internazionali, ecc.) che abbiamo potuto osservare da vicino nel territorio aquilano con gli interventi post terremoto.

Fabio Pelini, Segretario Provinciale PRC L’Aquila
Francesco Marola, Giovani Comunisti (PRC) L’Aquila

giovedì 14 gennaio 2010

Terremoto di Haiti. Sosteniamo i soccorsi di Medici Senza Frontiere


Per l'emergenza umanitaria del terremoto di Haiti sosteniamo l'azione di Medici Senza Frontiere inviando una donazione:

* carta di credito telefonando al numero verde 800.99.66.55 oppure allo 06.44.86.92.25
* bonifico bancario IBAN IT58D0501803200000000115000
* conto corrente postale 87486007 intestato a Medici Senza Frontiere onlus causale Terremoto Haiti
* on line sul sito di MSF


da Liberazione 14/01

Intervista a Kostas Moschochoritis, direttore generale della sezione italiana di Medici Senza Frontiere

di Matteo Alviti

«Stefano ci ha detto di aver visto un numero incredibile di cadaveri per le strade». Kostas Moschochoritis, direttore generale della sezione italiana di Medici senza frontiere , nonostante le difficoltà è costantemente in contatto, via satellite, con la capitale haitiana sconvolta dal sisma di martedì. Stefano di cognome si chiama Zannini, ed è uno dei coordinatori a capo della missione di Haiti, dove già dal 1991 Msf offre soccorso medico gratuito - in un paese dove la sanità si paga e un cesareo d'urgenza può costare 300 dollari. L'Ong, Nobel per la pace nel 1999, opera con il suo personale in oltre 60 paesi ed è la più grande organizzazione medico-umanitaria indipendente al mondo. Fino a due giorni fa a Port-au-Prince Msf gestiva tre strutture, il centro traumatologico di Trinité, un ospedale materno-infantile e un pronto soccorso nello slum di Martissant, uno dei quartieri più poveri della città. Non è la prima volta che l'ong interviene in zone colpite da grandi sismi. «L'anno scorso abbiamo portato aiuto sull'isola di Sumatra e nel 2005 eravamo nel Kashmir pakistano a curare le vittime del terremoto», ricorda Moschochoritis. «Abbiamo maturato una certa esperienza».

Prima di tutto, qual è la situazione che vi siete trovati di fronte il giorno dopo il sisma?
Grazie ai nostri operatori in loco, che si sono mossi subito per le strade della capitale Port-au-Prince, con il passare delle ore abbiamo disegnato un quadro via via più preciso della situazione sanitaria drammatica che sta vivendo Haiti. Le nostre strutture, due ospedali e un centro di primo soccorso, sono inagibili: l'ospedale della Trinité è completamente distrutto, mentre gli altri due impianti sono fuori uso. Questo è il vero problema, che non riguarda solo le nostre strutture: gli ospedali e i centri medici sono quasi tutti fuori uso».

Come accogliete i feriti, allora?
Abbiamo allestito delle tende nei cortili dei due centri medici non totalmente crollati, dove garantiamo le prime cure ai numerosi feriti che continuano ad arrivare nonostante le strutture siano inagibili. Abbiamo inoltre iniziato a curare alcune persone nelle stanze e nei corridoi dei nostri uffici, come si usa fare in situazioni di grande emergenza. Per ora stiamo andando avanti con gli stock di riserva accumulati nella capitale haitiana. Ma finiranno presto. A breve, probabilmente oggi stesso (ieri, ndr), partirà altro materiale medico dagli Usa, dal Canada e anche da Panama, dove Msf ha una base logistica per le emergenze. Abbiamo spedito un ospedale da campo con 100 posti letto per accogliere i tanti feriti, sette tende per i ricoveri e un'unità chirurgica gonfiabile con due sale operatorie - tra l'altro prodotta in Italia».

Su quanto personale potete contare ad Haiti?
Impossibile dirlo ora con precisione: prima del sisma con Msf lavoravano 800 persone, in gran parte haitiani. Non sappiamo quante di queste siano ferite. Molti stanno cercando i parenti dispersi. Comunque nei prossimi giorni altri 70 operatori umanitari raggiungeranno Port-au-Prince per portare il loro contributo».

Che tipo di interventi medici sono più richiesti in situazioni simili?
Ci sono molte fratture da comporre, ovviamente, poi sindromi da schiacciamento. Ma stiamo trattando anche tanta gente bruciata, con ustioni gravi, perché gli haitiani usano bombole a gas per cucinare, che con il collasso degli edifici sono esplose, incendiando quello che c'era intorno. E' poi molto importante che i feriti, dopo essere stati estratti dalle macerie, siano sottoposti a dialisi per 24-48 ore: la sindrome da schiacciamento spesso provoca insufficienza renale che può causare la morte dei pazienti tratti in salvo. Per questo stiamo inviando anche macchine per la dialisi e medici nefrologi .
Nelle ore successive al sisma Msf ha preso in cura più di mille persone e ha subito iniziato una raccolta fondi per finanziare gli interventi. Normalmente non apriamo sottoscrizioni in così breve tempo, perché prima cerchiamo di raggiungere le zone colpite da catastrofi per capire cosa serve - ci confida Moschochoritis concludendo - «Questa volta la situazione è diversa: sappiamo che le nostre strutture sono distrutte e i nostri operatori locali ci hanno aiutato a capire cosa sarebbe servito».

Comunicato degli studenti residenti Reiss Romoli


"Noi studenti residenti presso la residenza universitaria Reiss Romoli rendiamo noto che in data odierna abbiamo tenuto un presidio presso il rettorato dell’Ateneo dell’Aquila per ottenere un incontro con i rappresentanti di Università e Adsu, al fine di trovare una soluzione ai problemi riscontrati nella residenza, dei quali ci eravamo lamentati già in precedenza con lettere e comunicati ufficiali.

Inizialmente il direttore amministrativo dell’Università dott. Filippo Del Vecchio non era propenso a concederci un incontro, arrivando anche a chiamare le forze dell’ordine e ribadendo più volte che il solo nostro interlocutore è l’Adsu. Solo grazie alle nostre insistenze il direttore amministrativo si è convinto ad organizzare un incontro con noi, l’architetto Francesco D’Ascanio commissario dell’Adsu e il Magnifico Rettore Ferdinando Di Orio. L’incontro si è tenuto presso l’auditorium della scuola G. Reiss Romoli. L’università ha chiarito la sua posizione di estraneità nella gestione degli alloggi, sottolineando che da parte loro è stato fatto il massimo per gli studenti. Inoltre il direttore amministrativo e il Rettore hanno dato il nulla osta all’Adsu per la gestione dei locali mensa e lavanderia all’interno della Reiss Romoli. L’Adsu dal canto suo, prendendo atto di quanto riferito dall’Ateneo, si è impegnata a risolvere le nostre problematiche dandoci come scadenze le seguenti date: quindici giorni per la riattivazione delle cucine della mensa di Roio (Aq), una settimana per la predisposizione del locale lavanderia e uno/due giorni per la modifica parziale dell’articolo 13 del regolamento interno alla struttura, che ad oggi impedisce l'accesso agli esterni e impone il coprifuoco serale. L’Adsu ci ha inoltre informato delle altre iniziative che sta intraprendendo per risolvere le problematiche di tutti gli studenti dell’Ateneo quali ulteriori alloggi e mense.

Siamo rammaricati dei disagi da noi procurati ai lavoratori (alcuni di loro hanno anche sostenuto la nostra protesta), ma era necessario ottenere un incontro che avevamo richiesto già da molto tempo, senza essere presi seriamente in considerazione.

14/01/10
Studenti residenti Reiss Romoli"

Ricordiamo le rivendicazioni degli studenti:

1) L'attivazione di un servizio mensa all'interno del complesso (il cibo viene ad oggi cucinato ad oltre 100 km e giunge in condizioni pessime, qualitative e igieniche)

2) La predisposizione del locale lavanderia, oggi inutilizzabile

3) La modifica del coprifuoco e del divieto di accesso di esterni ai locali dei residenti (art. 13 del regolamento)