Giovani Comunisti/e L'Aquila

giovedì 6 ottobre 2011

ASSEMBLEA PUBBLICA VERSO E OLTRE IL 15 OTTOBRE

LUNEDI' 10 OTTOBRE  ore 17:00 @ASILO OCCUPATO, VIALE DUCA DEGLI ABRUZZI

ASSEMBLEA PUBBLICA VERSO E OLTRE IL 15 OTTOBRE

interviene il compagno
FRANCESCO PIOBBICHI
di controlacrisi.org

Info autobus 15 ottobre: 3336367616

appello:

Il 15 ottobre a Roma, come in tutte le capitali del mondo, ci sarà  una grande manifestazione che vuole essere solo l'inizio di una mobilitazione per opporsi al ricatto della Bce e della finanza che, dopo aver generato la crisi, vuol farla pagare ai più deboli: lavoratori, studenti, pensionati e precari.

adesione GC L'Aquila alla manifestazione studentesca del 7 ottobre

COMUNICATO STAMPA: 

I Giovani Comunisti/e aderiscono alla manifestazione indetta dall'Unione Degli Studenti per il 7 Ottobre 2011 (alle 9:00 in Piazza D'armi). Manifesteremo insieme anche al collettivo ZonaRossa contro una riforma scolastica classista che tramite tagli alla scuola pubblica e finanziamenti a quella privata crea una disparità nell'accesso alla formazione degna degli inzi del secolo scorso. Questa riforma, congiunta ad una manovra finanziaria che lascia intonsi i grandi patrimoni e che non interviene repressivamente sull'evasione fiscale (andando invece a toccare i diritti dei lavoratori) contribuisce all'attuazione del progetto del governo che vuole uscire dalla crisi grazie ai sacrifici dei settori popolari mantenendo intatti i privilegi dell'attuale classe dirigente. Per questi motivi noi Giovani Comunisti saremo nelle strade il 7 Ottobre, ed invitiamo tutt* ad esserci.

Matteo di Genova - coordinatore provinciale dei Giovani Comunisti L'Aquila

venerdì 17 giugno 2011

Sulmona (AQ): dichiarazioni "aberranti" dal sindaco Federico, ma la nuova generazione già prepara il rinnovamento


Oggi il quotidiano La Repubblica rende note le vergognose dichiarazioni del sindaco Federico sui Gay, e la politica nazionale unanime giustamente ne chiede le dimissioni immediate; per fortuna che anche fuori dalla provincia aquilana qualcuno si accorge di quale sia l'orizzonte culturale del primo cittadino di Sulmona, città in cui il clima repressivo e conservatore della giunta comunale colpisce da tempo i giovani e le attività culturali difformi dalla discutibile concezione della società e della socialità propria di Federico;

Le dichiarazioni del Sindaco sono esse si "un'aberrazione", sia in termini scientifici che in tema di diritti civili delle persone; il merito di averle denunciate all'opinione pubblica nazionale va ai tanti ragazzi e ragazze che hanno sollevato il caso sui social network, dando una scossa al clima stagnante che avvolge la città. Tra tante assurdità un segnale positivo: una nuova generazione si prepara al rinnovamento di Sulmona


Francesco Marola - coordinatore Giovani Comunisti/e Abruzzo
Carlo Alberto Ciaralli - coordinatore Federazione Giovanile Comunisti Italiani Abruzzo

domenica 29 maggio 2011

Matteo Di Genova eletto nuovo portavoce provinciale dei Giovani Comunisti


Sabato 28 maggio il coordinamento provinciale dei Giovani Comunisti, organizzazione giovanile di Rifondazione Comunista, ha eletto il nuovo portavoce provinciale: Matteo Di Genova, 21 anni, rapper della scena hip-hop aquilana, attore teatrale, protagonista dal primo momento dei movimenti cittadini per la ricostruzione sociale.

I Giovani Comunisti sono stati protagonisti delle mobilitazioni studentesche dello scorso autunno, fino all'occupazione dell'università dell'Aquila, ed hanno contribuito all'unità del movimento dei lavoratori e degli studenti organizzando regionalmente diverse iniziative a sostegno delle lotte sindacali, in particolare di quelle della FIOM contro l'attacco ai diritti contenuto nel modello autoritario inaugurato da Marchionne, ma ormai sposato da tutta Confindustria, che si sta estendendo anche alle fabbriche abruzzesi non solo metalmeccaniche.

Dopo il corso di formazione politica veniamo da lontano andiamo lontano, che ha visto la partecipazioni di importanti relatori di rilevanza nazionale, in questi giorni i Giovani Comunisti sono impegnati nella campagna elettorale per i SI ai referendum del 12 e 13 giugno, essendo tra i fondatori del comitato acqua pubblica di L'Aquila (www.2siperacquaaq.org).

Per il territorio aquilano continueranno a lottare negli spazi sociali contro la disgregazione e per i servizi agli studenti perché non lascino la città, parteciperanno alle lotte ambientali per la difesa dei beni comuni contro lo scempio del territorio, tra cui la lotta contro la realizzazione del metanodotto snam.

i GC invitano a seguire le attività su

http://giovanicomunistilaquila.blogspot.com/ e su facebook.

L'Aquila, 29/05/11

Giovani Comunisti L'Aquila

domenica 24 aprile 2011

25 aprile: appello dell'Anpi


L'AQUILA, 25 APRILE 2011

COMMEMORAZIONE DEI NOVE MARTIRI (PARTIGIANI) AQUILANI

ORE 10:30 PIAZZA NOVE MARTIRI, L'AQUILA

* ORA E SEMPRE RESISTENZA *

Questo l'Appello del Comitato nazionale dell'Anpi per il 25 aprile, festa della Liberazione

“Cari compagni, ora tocca a noi. Andiamo a raggiungere gli altri tre gloriosi compagni caduti per la salvezza e la gloria d'Italia. Voi sapete il compito che vi tocca. Io muoio, ma l'idea vivrà nel futuro, luminosa, grande e bella. Siamo alla fine di tutti i mali. Questi giorni sono come gli ultimi giorni di vita di un grosso mostro che vuol fare più vittime possibile. Se vivrete, tocca a voi rifare questa povera Italia che è così bella, che ha un sole così caldo, le mamme così buone e le ragazze così care. La mia giovinezza è spezzata ma sono sicuro che servirà da esempio.
Sui nostri corpi si farà il grande faro della Libertà” .

Giordano Cavestro (“Mirko"), 18 anni, studente di Parma, medaglia d’oro al valor militare, scrisse questa lettera appena prima di essere fucilato dai nazifascisti il 4 maggio 1944.
Il 25 aprile ha il suo nome.
Il 25 aprile ha il nome di tutti quei meravigliosi ragazzi e ragazze che immolarono la loro breve vita, senza alcuna esitazione, alla causa della liberazione del proprio Paese dalla tirannia nazifascista.

venerdì 15 aprile 2011

Addio, caro Vittorio


CARO VITTORIO,
di sicuro i tuoi assassini conoscevano chi eri e cosa rappresentavi. Non è importante chi erano gli assassini e cosa rappresentano, ma alla fine dei conti, hanno commesso un delitto e un brutale odioso assassinio.
Hanno ucciso un uomo libero, un amante della libertà e della giustizia, un amico della pace e del popolo palestinese, che tu ha difeso, hai amato e che hai fatto della sua causa una ragione di esistenza e di vita.
Non so chi sono e cosa rappresentano, ma so che NON sono palestinesi, che sono un pericolo serio e costante per i palestinesi e che sono degli assassini della Palestina, della sua causa, del suo popolo e dei suoi veri e sinceri amici. Sono nemici dell’umanità che Vittorio ha sempre cercato di difendere e fare vincere in Palestina.
Vittorio potevi rimanere in Italia a fare la bella vita e so che tu appartiene a una grande famiglia, benestante e ricca di grandi valori, hai lasciato il tuo benessere per venire a vivere fra i più poveri e sfortunati della terra, nell’inferno di Gaza e hai voluto sposare la giusta causa del popolo più disgraziato e sfortunato al mondo.

giovedì 31 marzo 2011

L'AQUILA VENERDì 1 APRILE PRESIDIO CONTRO OGNI GUERRA E CONTRO OGNI REGIME


Il giorno venerdì primo aprile dalle ore 18.30 si svolgerà in piazza Duomo un presidio contro ogni guerra e contro ogni regime, per fermare i bombardamenti e per una soluzione diplomatica alla crisi libica, per la solidarietà e per l'accoglienza dei migranti e dei profughi di guerra.

Facciamo appello a tutte le donne e gli uomini che ritengono che nessuna guerra possa essere umanitaria.

L'iniziativa cittadina si inserisce all'interno della mobilitazione nazionale contro la guerra che culminerà nella manifestazione di sabato 2 aprile a Roma.

www.dueaprile.org


ADERISCONO:

Circolo Arci Querencia L'Aquila
Arci Servizio Civile L'Aquila
Libera L'Aquila
Unione degli Universitari - UDU L'Aquila
Comunità 24 Luglio L'Aquila
Donne in Nero L'Aquila
Comitato 3e32
Epicentro Solidale
FIOM Cgil provinciale
Giovani Comunisti L'Aquila
PRC provinciale L'Aquila
PDCI provinciale L'Aquila
SEL provinciale L'Aquila
Sinistra Critica provinciale L'Aquila

domenica 27 marzo 2011

video del seminario Gianni Fresu, Introduzione a Lenin


lunedì 7 marzo 2011

Giovedì 10 marzo primo seminario del corso "Veniamo da lontano, andiamo lontano"


"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza". Antonio Gramsci

Giovedì 10 marzo, ore 16:00
c/o Camera del Lavoro - CGIL, via Saragat (nucleo industriale di Pile), L'Aquila

primo seminario del corso di formazione politico culturale "Veniamo da Lontano, andiamo lontano"

"Introduzione a Marx" - relatore Maurizio Donato (Università di Teramo)

Ai partecipanti saranno fornite dispense con una selezione di testi sull'argomento trattato

per iscrizioni, email: formazione.fds@gmail.com, tel. 3356651241 – 3890495143 - 3939080800

martedì 1 marzo 2011

Si alla libertà del popolo libico, no a una nuova guerra per il petrolio



giovedì 10 febbraio 2011

Foibe, noi ricordiamo... tutto!


In vista della "giornata del ricordo" voluta dagli elementi revisionisti del governo Berlusconi, pubblichiamo un nostro articolo sulla “questione foibe”. Da comunisti e da militanti dell'ANPI siamo impegnati nella lotta al revisionismo storico per difendere il presente dalla nuovo nazionalismo e dal nuovo fascismo


La problematica delle foibe si inserisce nel quadro degli atti di giustizia sommaria e dei regolamenti di conti che segnarono diffusamente in Europa la fine del secondo conflitto mondiale. Parlando di foibe, cavità naturali presenti nella regione della Venezia Giulia ed utilizzate nel periodo di guerra come fosse comuni, ci si riferisce al fenomeno di esecuzioni sommarie ed atti di violenza che colpì le figure ritenute maggiormente compromesse con il regime fascista e con l'occupazione nazista, prima a seguito dell'armistizio nel 1943 e poi con la Liberazione nel 1945. Per comprendere correttamente queste dinamiche è necessario contestualizzarne gli sviluppi ed individuarne le radici storiche e culturali.
Il territorio della Venezia Giulia rappresenta storicamente un'area multietnica, caratterizzata dalla triplice presenza di sloveni croati ed italiani. Questi ultimi costituivano in linea tendenziale, sotto il profilo politico ed economico, la classe dominante della regione ed erano insediati principalmente nelle città. Gli “s'ciavi”, termine spregiativo in uso per designare sloveni e croati, residenti per lo più nelle campagne, erano in gran parte relegati ai margini della società e venivano spesso considerati come barbari e rozzi, trattati in maniera a volte aggressiva a volte paternalistica. Ciò accrebbe molto, nel lungo periodo, il risentimento delle popolazioni slave verso la classe dirigente italiana.
Con la prima guerra mondiale e con la disgregazione dell'impero austro-ungarico, di cui la regione giuliana faceva parte, questa passò sotto sovranità italiana. Poco dopo, l'avvento del fascismo condusse all'escalation della politica di cancellazione dell'identità culturale e della volontà di emancipazione sociale e politica di sloveni e croati al confine orientale. Il regime intervenne infatti duramente nell'area, adottando una politica di “snazionalizzazione” forzata degli slavi residenti in Italia, finalizzata alla loro completa assimilazione alla coscienza nazionale italiana: assimilazione ammessa previa adesione incondizionata alla struttura sociale e politica dello Stato italiano. Di conseguenza scuole, giornali, associazioni, partiti slavi vennero sciolti. Fu vietato l'uso di lingue differenti dall'italiano in luoghi pubblici. Sul piano socio-economico vennero tagliate le possibilità di emancipazione e di sviluppo, ad esempio attraverso la redistribuzione della terra degli slavi a coloni italiani. La condotta del regime al confine orientale fu dunque improntata ad un'opera di “italianizzazione” coatta delle popolazioni slovene e croate, applicata con la coercizione diretta o con la spinta all'assimilazione “spontanea” ad una cultura e ad una civiltà, quella italiana, ritenuta esplicitamente superiore. Lo steccato psicologico innalzato in età asburgica dagli italiani nei confronti dei conterranei slavi si ripropose così in forma aggressiva e nazionalista. Il tutto sulla base del progetto di sovrapporre completamente confini etnici e confini politici dello Stato italiano, in virtù di una visione dello Stato improntata ad una fanatico nazionalismo ed ermeticamente chiusa ad ogni forma di apertura verso l'esterno e verso il “diverso”. L'impostazione nazionalista della dittatura fascista andava di pari passo con la vocazione imperialista e bellicista della stessa. Vocazione rivolta, accanto alle ambizioni di ambito africano, nei confronti nel mondo balcanico, sulla base soprattutto di spinte di espansione economica e commerciale provenienti dalle classi dirigenti della penisola.
La guerra portò a compimento le aspirazioni imperialiste del regime sull'area balcanica.
Dopo aver già dato prova di sé con l'aggressione ai danni dell'Etiopia (con l'utilizzo peraltro di armi chimiche sui civili) nel 1935, col ritorno in Libia e con l'occupazione dell'Albania nel 1939, lo Stato fascista, nell'intento di rendere l'Italia potenza egemone in ambito mediterraneo, mise pienamente in atto le proprie ambizioni di espansione e di dominio.
Il 6 Aprile 1941 l'esercito italiano attaccò il territorio balcanico. Le velleità di conquista fasciste sui Balcani si concretizzarono in quegli anni nell'annessione diretta della Provincia di Lubiana, in pieno territorio sloveno, nell'occupazione del Montenegro, nel protettorato instaurato sull'Albania, nell'aggressione alla Grecia del 1940. Il regime istituì un sistema di campi di concentramento (come Arbe, Renicci, Chiesanuova, Gonars) allestiti nella penisola e nei territori occupati, dove furono interate decine di migliaia di persone, causando circa 10mila morti, soprattutto civili.
Il costo complessivo dell'occupazione balcanica si aggira intorno alle 200mila vittime. Le camicie nere e l'esercito italiano, sulla spinta di direttive come la famigerata circolare 3C del generale Roatta, si resero colpevole di atti di violenza brutale ed autentici crimini di guerra, come nel caso di Phodum, presso Fiume, con la fucilazione di 108 uomini. Accanto alle esecuzioni sommarie spesso si aggiunsero incendi di case e villaggi interi. Dopo l'armistizio, l'avvento devastante delle truppe tedesche, attivamente coadiuvate nell'opera di repressione da parte dei fascisti della Repubblica sociale, peggiorò notevolmente lo scenario, incrementando di riflesso le tensioni ed il livello di esasperazione popolare.
Tutto ciò rappresenta il substrato e la premessa per il verificarsi di atti di violenza e di applicazione sommaria della giustizia, nell'autunno del 1943 e nella primavera del 1945, da parte di insorti e formazioni partigiane nel primo caso, e da parte delle truppe dell'esercito jugoslavo nel secondo. Molti di coloro che vennero giustiziati trovarono sbrigativa sepoltura nelle foibe della regione. Le violenze incontrollate colpirono anche vittime innocenti legate allo Stato italiano e facilmente assimilabili al regime fascista, il quale aveva sempre insistito sulla sovrapposizione e l'identificazione tra italianità e fascismo, tra fascio e tricolore. In questo contesto vi fu spazio per vendette private e regolamenti di conti personali. Gli eventi ebbero nel complesso una radice essenzialmente politica ed ideologica (pur non mancando negli animi di molti slavi un diffuso sentimento di rancore, accumulato nei decenni, verso gli italiani) e si connotarono come momento di sfogo dell'esasperazione procurata dalla politica di “bonifica” etnica del fascismo al confine orientale. Se nel 1943 questa reazione fu principalmente spontanea, nell'ambito di improvvisate insurrezioni, nel '45 le autorità jugoslave ebbero invece importanti responsabilità nel degenerare degli eventi.
L'interpretazione secondo cui gli italiani uccisi lo furono “in quanto tali” è decisamente scorretta. L'infelice sorte degli stessi collaborazionisti croati, serbi, sloveni catturati dalle truppe di Tito ne rappresenta una chiara confutazione. La tesi, attualmente riproposta dalla destra, della pulizia etnica a danno degli italiani, che accantona le responsabilità della classe dirigente italiana e della dittatura fascista e la connotazione principalmente politica dei fatti, recuperata peraltro di peso dalla propaganda nazifascista del '43-'45, è semplicemente strumentale a preoccupanti forme di redenzione storica dell'esperienza del Ventennio e di legittimazione politica della destra neofascista. Di pulizia etnica, perlomeno sul piano culturale, se ne può invece legittimamente parlare riferendosi alla politica di confine del fascismo verso sloveni e croati.
Decontestualizzando gli eventi in questione dalla propria matrice storica e culturale, riconducibile alle vessazioni da parte italiana ed alla politica imperialista del fascismo, la comprensione degli stessi ne risulta conseguentemente distorta. Per cogliere pienamente la complessità del discorso è necessario superare una prospettiva interpretativa di stampo meramente nazionale e focalizzata su una considerazione delle tre componenti etniche della regione come forze monolitiche ed a sé stanti, analizzando il ruolo e la configurazione dei diversi strati sociali e dei vari fattori economici e politici che influirono sugli sviluppi qui delineati. Un fenomeno come quello delle foibe merita indiscutibilmente approfondimento ed analisi, con la consapevolezza però che se da un lato è doveroso criticare gli eccessi e gli errori del movimento di Resistenza e delle autorità jugoslave, dall'altro è necessario ricondurli ai loro prodromi, del razzismo verso gli slavi, del fascismo, della guerra.

GC-FGCI L'Aquila

domenica 23 gennaio 2011

28 gennaio manifestazione regionale FIOM, studenti e lavoratori uniti!


volantino università

volantino scuola

VERSO LO SCIOPERO DEL 28 GENNAIO, INCONTRO CON LA FIOM
Martedì 25 Gennaio, ore 18:00, CaseMatte Collemaggio AQ

Incontro di studenti, lavoratori e movimenti sulla situazione occupazione a L'Aquila, nel cratere e nell'Abruzzo
su quanto sta accadendo alla FIAT da Pomigliano a Melfi a Mirafiori.
interviene:
Alfredo Fegatelli, Segretario provinciale FIOM L'Aquila

* * *


UNITI CE LA POSSIAMO FARE
28 GENNAIO SCIOPERO GENERALE
MANIFESTAZIONE REGIONALE A LANCIANO

Per difendere i diritti di tutti i lavoratori, per rilanciare il movimento studentesco

AUTOBUS DA L'AQUILA, partenza ore 7:30, piazzale centro commerciale Meridiana
info e prenotazioni: 3890495143

AUTOBUS VALLE PELIGNA
info e prenotazioni: 3452616927

giovedì 20 gennaio 2011

SCIOPERO GENERALE FIOM: SE NON ORA QUANDO?


scarica il volantino

SCIOPERO GENERALE FIOM: SE NON ORA QUANDO?

per difendere i diritti di tutti i lavoratori, per rilanciare il movimento studentesco
le ragioni che ci uniscono, le risposte da mettere in campo

SABATO 22 GENNAIO, ORE 16:00
sala conferenze Museo Colonna
Lungomare G. Matteotti, 131 (c/o piazza Primo Maggio), PESCARA

relatori:

Francesco Cori - Coordinamento Precari Scuola Roma

Nicola di Matteo - segretario regionale Fiom Abruzzo

Andrea Devoto - esecutivo naz. FGCI

Francesco D'Agresta - coordinamento naz. Giovani Comunisti/e

con l'intervento di esponenti del movimento studentesco e dei precari della scuola dal territorio regionale


Coordinamento regionale unitario Giovani Comunisti/e - FGCI Abruzzo
www.giovanicomunistiabruzzo.org - http://fgciabruzzo.blogspot.com/
info: 3890495143 - 3467472064




Documento politico per il coordinamento regionale unitario GC - FGCI

La fase politica che stiamo vivendo mette in rilievo, in modo ancora più evidente, la crisi che attraversa il sistema capitalista, a causa delle sue forme autoritarie di “ristrutturazione”: un attacco, tanto vile quanto duro, ai diritti dei lavoratori e degli studenti.

I casi di Pomigliano e Mirafiori ne sono gli esempi più eclatanti. Cosi come la disastrosa controriforma Gelmini, che mina alla base la possibilità stessa di poter sviluppare in Italia un sistema della formazione dove ricerca, progresso culturale, accesso alla conoscenza paritario per tutti degli studenti siano le priorità dell'intervento dello Stato.

Sul lavoro. Oggi, nel nostro paese, è possibile assistere alla proclamazione di referendum vertenti non solo, come asserisce la propaganda, sulla possibilità di abbandonare gli investimenti della Fiat nelle fabbriche italiane, bensì su riduzione delle pause, sovraccarico di straordinari e su diritti INDISPONIBILI dei lavoratori (diritto di sciopero su tutti). Ciò vuol dire che nemmeno gli stessi lavoratori a tali diritti possono rinunciare.

Ben 2 referendum capestro, in cui è stato detto ai lavoratori o si vota a favore delle innovative (leggi ottocentesche) politiche aziendali o l’azienda stessa delocalizza, lasciando senza presente né futuro migliaia di operai. Gli effetti che tale eventualità avrebbe sono noti, ed hanno portato ad un’espressione di voto non libera, non convinta, non voluta, sotto il ricatto mafioso ed arrogante di una classe dirigente sempre più aggressiva nel suo programma di ristrutturazione sociale in senso antidemocratico.

Ma gli straordinari risultati del “no” di Pomigliano prima e di Mirafiori poi rappresentano una grande risposta della classe operaia che non si è lasciata intimidire dai ricatti di Marchionne, ed ha rilanciato con lo sciopero generale FIOM indetto per il 28 gennaio, aperto alla mobilitazione del movimento studentesco, sciopero che noi riteniamo debba essere trasformato esteso a tutti i lavoratori e di tutti i settori sociali in lotta contro l'offensiva padronale e la destra politica. E' per questo che siamo e saremo con gli operai e le operaie della FIOM nella loro lotta non solo per il contratto, ma per l’esistenza stessa di un sindacato che sia ancora espressione dei lavoratori e non contro di essi.

La fase è segnata da un attacco ignobile al diritto allo studio, a cui noi, al fianco e come componente d'avanguardia del movimento studentesco, cerchiamo di porre un freno. I tagli del FFO alle università, l’inserimento dei privati (anche non investitori) nei CdA d'Ateneo, che vanno a sostituire il già antistudentesco e baronale Senato Accademico, i tagli drammatici (84%) alle borse di studio statali basate sul reddito, rimpiazzate dal “prestito d'onore” in nome di una falsa meritocrazia classista, sono volti evidentemente a rendere la nostra società più ignorante, più elitaria, meno solidale, meno critica. Affinché le attuali classi dirigenti possano continuare a disporre della cosa pubblica a proprio comodo.

Noi non ci stiamo. E' partendo principalmente da questi due dati, ovviamente non gli unici (potremmo parlare della crisi internazionale del capitale, della guerra senza fine in Afghanistan, di un’Europa che si rivela solo dei mercati e non delle persone, men che meno dei lavoratori), impone una riflessione sul futuro, nel XXI secolo, dei giovani italiani e, tra i giovani, sul ruolo di noi comunisti.

Che fare? Noi, dall’Abruzzo, recependo il messaggio unitario della Federazione della Sinistra, vogliamo unire gli sforzi e, sin d’ora, dare avvio a progetti e iniziative concrete sui territori, così come a momenti di confronto e di elaborazione politica e ideologica. Tutto ciò insieme. Perché l’unità dei comunisti e di tutta la sinistra di alternativa, oggi più di ieri, è la via da seguire tanto a fronte della deriva da basso impero della destra politica e degli attacchi padronali, tanto a fronte del complesso di un bipolarismo che, benché sia stato il tentativo di dare una forma politica perfetta alla stabilità della restaurazione sociale antidemocratica, è oggi sempre più in crisi, a fronte delle istanze di alternativa avanzate della ribellione sociale che progressivamente va crescendo nel paese.

E se noi, come vogliamo e crediamo, sentiamo forte l’esigenza di opporci, lottare, contestare, proporre, dobbiamo unirci, partendo da ciò che ci unisce, in tutti i territori, al di là della varia presenza delle nostre organizzazioni, sviluppando percorsi ed iniziative unitarie delle due organizzazioni giovanili, a concretizzare la rinnovata unità dei giovani della Federazione e il messaggio, altrettanto forte, che da noi parte, la voglia di riunire tutti i comunisti e tutto il popolo della sinistra di alternativa.

La prospettiva è tracciata. Noi comunisti, noi giovani, aspiriamo ad essere un'unica più grande forza che guidi la nostra generazione verso la consapevolezza di dover lottare per i propri diritti, nella volontà, insopprimibile, di resistere, contestare, proporre l’alternativa.

Per questo proponiamo la costituzione di un “coordinamento regionale unitario” delle organizzazioni giovanili aderenti alla FdS (GC e FGCI). Un organismo unitario, espressione delle esigenze e delle proposte di tutti i militanti, in movimento per la trasformazione dello stato di cose presenti, per tornare, in Abruzzo, a lottare. Insieme.