Giovani Comunisti/e L'Aquila

sabato 12 settembre 2009

Contribuire in maniera costruttiva alla battaglia dei terremotati aquilani


LIBERAZIONE,
Domenica 26 luglio

Francesco Marola*

Un articolo apparso su Liberazione del 15 luglio rivolgeva una critica alle istituzioni locali aquilane per l'arretratezza di proposte ed azioni concrete, ma questa critica sottendeva quella al Partito della Rifondazione Comunista locale. A nostro avviso l'autrice non coglie nel segno con questa piena identificazione.

Il Prc ha avanzato la sua piattaforma per la ricostruzione ad un mese dal terremoto del 6 aprile, in occasione della manifestazione contro il "Decreto Abruzzo" indetta dal sindaco Cialente, dalla presidente della provincia Pezzopane, dal vicepresidente del consiglio regionale De Matteis e dall'onorevole Lolli, i quali in assetto bipartisan rivendicavano essenzialmente il ruolo delle istituzioni locali, i risarcimenti per le seconde case e per i non residenti, per i beni culturali. Questi punti avanzavano richieste senz'altro condivisibili (abbiamo sempre denunciato l'esautoramento degli enti locali, in particolare lo ha fatto il nostro consigliere comunale Perilli, e la federazione aquilana partecipò alla protesta dei comuni esclusi dal cratere di Raiano e Corfinio), tuttavia manifestavano subalternità rispetto all'impianto complessivo del decreto, subalternità che abbiamo subito denunciato e che ha avuto nell'astensione al Senato della cosiddetta "opposizione" il suo corrispettivo a livello politico nazionale.

Non venivano inoltre minimamente scalfiti i poteri economici locali. Noi chiedemmo per primi la requisizione degli appartamenti invenduti e in ultimazione che da soli ammontavano prima del 6 aprile a poco più di 3mila unità, per la grande maggioranza agibili. Inoltre chiedemmo per il ripristino delle attività economiche la requisizione di tutto il direzionale presente (circa 20mila mq) per metterlo al servizio di enti ed istituzioni che avevano avuto sedi inagibili, a partire da Provincia e Comune, la collocazione dei rimanenti enti, delle imprese artigiane ed industriali nei numerosissimi capannoni industriali non utilizzati (circa il 40% di quelli presenti sul territorio).

In quei giorni i lavori del piano C.A.S.E. portavano la Protezione Civile (con la collaborazione di alcuni tecnici aquilani legati a Pd e Sinistra Democratica) a ridisegnare in un paio di giorni il Piano Regolatore Generale. Denunciammo che gli espropri non toccavano le terre di proprietà della Curia e di quelle "aristocrazie terriere" che da anni esercitano il loro potere di classe sulla definizione dei Prg e quindi sulla speculazione edilizia.

Se sin dall'inizio ci siamo dichiarati critici verso il piano C.A.S.E., al contrario di chi lo ha fatto per rivendicare un ruolo primario degli imprenditori locali nella ricostruzione (De Matteis dell'Mpa), è perché vanno utilizzate prima le case che già ci sono e le zone già urbanizzate, mentre nel contempo vanno forniti container e casette di legno removibili agli sfollati che vivono ancora oggi nelle tendopoli, per poi procedere ad una ricostruzione realmente pianificata che accompagni la ripresa economica del territorio, non come previsto dall'improbabile passaggio diretto dalle tende alle case definitive dei 20 new village, che disgregheranno ulteriormente la città contribuendo allo spopolamento.

Questa, oltre alla denuncia dell'acquisto degli F-35 mentre i soldi per la ricostruzione vengono da gratta e vinci e tagli alla spesa farmaceutica, è stata dall'inizio la battaglia del Prc e la parola d'ordine che abbiamo portato dentro i comitati cittadini. Fin dall'inizio in particolare i/le Giovani Comunisti/e sono stati presenti, senza ingerenze e rispettandone sempre l'indipendenza, in queste forme di partecipazione dal basso dei cittadini, lavorando sui contenuti. In particolare con il Comitato 3e32, abbiamo denunciato l'allarme democratico nei campi rompendo il muro di passivizzazione che si voleva imporre agli sfollati, abbiamo partecipato alla manifestazione romana del 16 giugno e a quella cittadina del 27, in cui abbiamo sfilato dietro il nostro striscione "Requisire le case sfitte agibili", lo stesso usato per l'occupazione del Rotilio center avvenuta il 9 luglio, come pure riportava Checchino Antonini su Liberazione dell'11 luglio.

Il G8 aquilano senz'altro ha rappresentato il culmine del teatro mediatico creato da Berlusconi per rafforzare il suo populismo; tuttavia abbiamo cercato di rompere la sua trappola lavorando a ricucire lo strappo che si era creato tra il forum per la ricostruzione sociale del 7 luglio e la manifestazione del 10, eventi in cui abbiamo portato gli stessi contenuti: requisire le case sfitte e reddito sociale ai disoccupati.

Ma la carenza più grave è parlare della situazione aquilana dimenticando il ruolo della Brigata di solidarietà attiva. Dimenticare i compagni e le compagne che tutt'ora gestiscono il campo di S. Biagio di Tempera in cui si respira un clima fraterno straordinario, che hanno accompagnato veri e propri processi di autorganizzazione di piccole comunità come nel caso di Camarda. Gli oltre 500 volontari che hanno realizzato in maniera esemplare quel sostegno concreto contro la crisi messo in atto dalle pratiche del partito sociale.

Questa e le altre dimenticanze sono tuttavia giustificate dall'assenza da L'Aquila di chi scriveva. Una presenza in città senz'altro avrebbe permesso un'esperienza più diretta della vita politica e sociale rispetto a quanto è possibile percepire dalla stampa locale. Invitiamo pertanto i compagni e le compagne ad operare e a portare contenuti, così come le critiche, all'interno della situazione cittadina e del partito, per contribuire in maniera costruttiva alla battaglia dei terremotati aquilani.

*Giovani Comunisti/e L'Aquila

26/07/2009

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