Giovani Comunisti/e L'Aquila

sabato 12 settembre 2009

Presidio contro lo smantellamento forzato di piazza d'armi


il Centro 10/09

Gli irriducibili delle tende
Trenta ospiti: restiamo qui anche senza servizi

di Fabio Iuliano

L’AQUILA. Quindici tende blu della Protezione civile sono state sterilizzate e riposizionate a ridosso dell’i ngresso principale di piazza d’Armi. Serviranno per ospitare gli sfollati «irriducibili», quelli cioè che proprio non vogliono saperne di lasciare la tendopoli. Poco più di una trentina gli ospiti rimasti ieri sera, dopo ore di tira e molla sulle nuove destinazioni, sotto la supervisione delle forze dell’ordine. Non sono mancate proteste da parte dei comitati cittadini che, insieme a esponenti di Rifondazione comunista, hanno presidiato l’entrata dell’area.

«DORMO NEL BOSCO». «Lasciatemi una tenda e resto a dormire anche nel bosco». Ioan Mursa, originario della Transilvania, lavora in un’impresa di costruzione all’Aquila e fa parte del gruppo delle persone che, costi quel che costi, resteranno barricate all’interno del campo. consapevole che fra un po’ non ci saranno più i servizi essenziali, che i bagni verranno smantellati e che anche la seconda mensa verrà smantellata. I volontari all’ingresso del campo confermano, infatti, che presto la Protezione civile dell’Emilia Romagna, così come gli alpini dell’associazione nazionale, lasceranno L’Aquila e che il Comune dovrà pensare agli «irriducibili».

«Anche Dracula ha perso i denti», dice sorridendo, «sono arrivato dalla Romania con tanti sacrifici, insieme a mia moglie. Siamo qui per lavorare, non per fare villeggiatura e se ci mandano a Ovindoli non sappiamo come tornare in città, ogni giorno, per lavorare». Spiega di non avere una macchina e di doversi presentare ogni mattina nel cantiere di un’impresa edile che lavora nell’area di Pile. Analogamente, sua moglie Gabiuta lavora in città come badante e non può perdere il posto. Gli sfollati contestano la distanza dei nuovi alloggi, tutti comunque situati nella provincia dell’Aquila, oltre alla scelta di spostare molti sfollati anche nelle aree di Avezzano e di Sulmona.


LO STRISCIONE. Fuori dalla tendopoli, lungo viale Corrado IV, in corrispondenza con l’entrata dell’area di accoglienza, è ancora alto lo striscione con cui alcuni tra gli ospiti da una parte ringraziano la Protezione civile dell’Emilia Romagna e dall’altra se la prendono col dipartimento centrale che li fa sentire «ri-sfollati». I comitati rincarano la dose. Ieri si sono presentati, verso l’ora di pranzo, con un grande striscione con scritto «vergogna». Solo una ventina i manifestanti, ma in rappresentanza di varie realtà. «Ci dispiace», commenta Enza Blundo, a nome del comitato Cittadini per cittadini, «che i diritti degli aquilani siano stati ancora una volta prevaricati. Ci auguriamo che per queste persone che sono ancora all’interno possa essere individuata una soluzione alternativa». A offrire solidarietà anche i giovani del comitato «3e32» che da giorni cercano di raccogliere testimonianze dentro e fuori del campo di accoglienza più grande tra quelli allestiti nell’Aquilano.

LA DENUNCIA. Davanti all’ingresso di piazza d’Armi si vedono le bandiere di Rifondazione, presente con il segretario provinciale Fabio Pelini e il consigliere regionale Maurizio Acerbo. «Denunciamo con forza la condizione vergognosa alla quale sono stati abbandonati alcuni residenti, in prevalenza anziani e persone sole», si legge in una nota del Prc a firma di Francesco Marola, coordinatore dei giovani. «Questa gente è stata lasciata in mezzo alla polvere causata dallo smantellamento parziale del campo». Rifondazione esprime preoccupazione per la difficile condizione economica che sta attraversando la città. «Le difficoltà riscontrate da molte industrie sono evidenti», spiega Pelini, «e i numeri della cassa integrazione sono preoccupanti. Dobbiamo insistere su agevolazioni fiscali, zona franca e Obiettivo 1 per ripartire». In questo momento, tuttavia, la priorità è quella di garantire un alloggio a tutti. «In questi giorni si dimostra il fallimento dei numeri del progetto Case», aggiunge Pelini, che rilancia i moduli provvisori e la possibilità di utilizzare le abitazioni sfitte.

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