Giovani Comunisti/e L'Aquila

sabato 26 settembre 2009

A L'Aquila il PRC passa all'opposizione

da Liberazione 24/09

Sindaco troppo subalterno a Bertolaso mentre in città protestano i senzacasa

ZERO TRASPARENZA A L'AQUILA, IL PRC ROMPE CON CIALENTE

di Checchino Antonini

Poca trasparenza, ancor meno discontinuità rispetto alla stagione del sindaco di destra Tempesta (pescato, sembra, tra gli ospiti abusivi di un albergo sulla costa), zero collegialità. E una giunta di "salute" pubblica all'orizzonte.

Tra Rifondazione comunista e il sindaco aquilano Massimo Cialente lo strappo era nell'aria. E s'è consumato ieri, annunciato in mattinata con una conferenza stampa mentre continuano le proteste contro le pasticciate graduatorie nell'assegnazione dei posti nelle new town.

Sul tavolo del sindaco pd ci sono le dimissioni dell'unico assessore del Prc, Antonio Lattanzi, 47 anni, dirigente scolastico, che riconsegna le deleghe a Commercio, sport, partecipazione e gemellaggi (L'Aquila è una delle città della Pace). «Abbiamo assistito, senza mai chiedere per noi posti di sottopotere, in questi 27 mesi, alla nomina dei vari consigli di amministrazione delle municipalizzate - spiega l'ormai ex assessore - senza che queste scelte fossero condivise, per non parlare poi della vicenda Tancredi. Avevo chiesto poi di soprassedere alla ristrutturazione dello stesso ente comune varata a fine agosto, in quanto ritenevo che meritasse il plenum della giunta e invece si è andati avanti producendo malumori, confusione, ritorni al passato e promozioni discutibili». Mentre buona parte della Giunta era in trasferta fuori città, per impegni istituzionali, Cialente ha varato la ristrutturazione dell'ente locale. Lattanzi, al ritorno in città, si ritrova il dirigente rimosso e una serie di macroaree e altri mutamenti che meritavano maggiore condivisione. I ritorni al passato sono quei nomi, gli stessi da 15 anni a smentire le speranze di discontinuità con i metodi della giunta Tempesta che avevano accompagnato il ritorno del centrosinistra a Piazza Palazzo con Cialente che però, appena diventato sindaco ha disertato dalle file di Sinistra democratica per entrare poco dopo nel Pd a sostegno di Bersani.

«Sintomatico, per comprendere a fondo la debolezza do questo centrosinistra, la sciagurata ipotesi di giunta di "malattia" pubblica prossima a decollare. E' il politicismo più esasperato, mettere dentro tutti per restare in sella», dice Fabio Pelini, segretario provinciale di Rifondazione.

La vicenda Tancredi, per i non aquilani, riguarda questo ex assessore di Forza Italia, ora consigliere comunale Pdl, "signore" del voto di scambio, famoso per aver gonfiato gli organici (e il deficit) della azienda servizi municipalizzata a ridosso delle ultime comunali. Però Cialente lo voleva nientemeno commissario alla ricostruzione. Solo la caterva di messaggi di protesta ha persuaso Tancredi a dimettersi dopo pochi giorni. Rifondazione e altri alleati hanno appreso della nomina dalla stampa. E le scuse di Cialente non hanno soddisfatto nessuno.

Pure la vicenda della nomina alla guida dell'azienda farmaceutica municipalizzata di un amministratore delegato, carica non prevista e non necessaria, ha pesato sui rapporti a sinistra della Giunta. E la recente lite tra Lattanzi e il direttore generale di Piazza Palazzo (altra figura non necessaria ma in quota Udeur e abituato a definire "zecche" i comunisti) sul trasloco degli uffici del commercio senza avvertire l'assessore («che non conta niente») è dunque «solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso», ribadisce Pelini:

«Le ragioni per cui crediamo sia fallito il centrosinistra sono tutte politiche: nella fase post-sisma, il sindaco è stato del tutto subalterno ed accondiscendente al modello imposto da governo e protezione Civile, un modello centralizzato e autoritario, che ha espropriato gli enti locali al solo obiettivo di dare risalto mediatico all'efficienza del premier. A L'Aquila sappiamo tutti come sta andando: il progetto Case basterà per una minoranza di cittadini e, se non si interviene alla svelta con nuovi Map (i moduli abitativi provvisori, le casette di legno, ndr) e la requisizione delle case sfitte (proposte fin dall'inizio portate dal Prc e dai comitati cittadini), la guerra tra i poveri in atto finirà per acuirsi. Il secondo livello è quello politico-amministrativo: è mancata una collegialità nelle scelte assunte da questa amministrazione». «Per la ricostruzione serve un piano di interventi e di vigilanza - aggiunge Marco Fars, segretario regionale Prc - leggi e statuti avrebbero permesso alla macchina comunale un'autonomia di fronte al potere centralizzante della protezione civile».

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