Giovani Comunisti/e L'Aquila

mercoledì 18 novembre 2009

sabato 21 novembre, assemblea e dibattito "Verità e giustizia per Stefano Cucchi"


VERITA' E GIUSTIZIA PER STEFANO CUCCHI

ASSEMBLEA E DIBATTITO SABATO 21 NOVEMBRE

DALLE ORE 18 PRESSO LE CASE MATTE
piazzale ex ospedale psichiatrico di Collemaggio, L'Aquila

Stefano Cucchi aveva 31 anni. Lo hanno arrestato per una modica quantità d'erba, poi lo hanno massacrato di botte. E' stato lasciato morire nel padiglione penitenziario dell'ospedale Sandro Pertini di Roma. Tenuto nascosto ai familiari che lo rivedono solo sul tavolo dell'obitorio. E' violenza gratuita di chi dovrebbe garantire sicurezza e incolumità, in un clima in cui l'autoritarismo dilagante si fa sempre più repressione delle diversità e delle forme di dissenso. E' necessario fare verità e giustizia, subito. lo si deve a stefano, ai suoi cari. Lo si deve ad Aldo bianzino e Federico Aldrovandi. Lo si deve a tutti noi.

A seguire cena sociale e serata HipHop-D'N'B con ANONIMA CREW - CUBA CABBAL feat. FILTRO SELECTA - BEEZ &KONE

Giovani Comunisti/e - Osservatorio sulla repressione - comitato Verità e giustizia per Aldo - 3e32

lunedì 16 novembre 2009

No Berlusconi Day, Roma 5 dicembre: appelli da L'Aquila e dall'Osservatorio sulla repressione


Pubblichiamo gli appelli lanciati da No Berlusconi Day L'Aquila e dall'Osservatorio sulla repressione. Partecipiamo tutti alla manifestazione, cacciamo Berlusconi e il suo governo!

AUTOBUS DA L'AQUILA ore 10:00 terminal di Collemaggio
per prenotazioni e info:


NO BERLUSCONI DAY L'AQUILA:
Entro l’anno arriveranno altri 1900 moduli “Map”, le casette di legno, e altri 4000 alloggi del tipo CASE.
Circa diecimila prefabbricati messi in opera in nove mesi.
Berlusconi inaugura funzionali prefabbricati e celebra la riuscita, il successo di una risposta all’emergenza abitativa, la voglia di stupire con un pronto allestimento di un tetto per una parte degli sfollati
Ma c’è l’altro lato della ricostruzione, anzi il lato che ancora non c’è: la ricostruzione vera e propria del patrimonio edilizio danneggiato, insomma la città, i paesi e i centri storici, e non le new town.
QUI C'E' RITARDO NEI TEMPI E MANCANZA DI FONDI.
Il rischio della scelta di non finanziare per via fiscale la ricostruzione dei centri urbani può essere quello di un capoluogo e di altri centri senza vero futuro urbano. Moltie persone sono rimaste senza lavoro e non è prevista una politica sociale per loro.
Poi c’è lo show, quello dove Berlusconi celebra se stesso. Prima rete Rai, prima serata, Bruno Vespa.
E fin qui siamo nella fisiologia.
Patologico è il tentativo di “rete unificata e unica”. Niente Ballarò su Rai3, niente Matrix su Canale5, potendo avrebbero spostato anche Marsiglia-Milan e Juve-Bordeaux di Champions.
Patologica è la voglia matta di adunata televisiva del pubblico in una sola piazza.
E patologico è un paese nel quale se dici che il progetto CASE è stato un successo devi anche aggiungere professione di fede nell’uomo “del fare”, un paese dove per dire bene di un atto di governo la tv pubblica e la comunicazione in genere sente il bisogno di adorazione mistica del “grande costruttore", mentre invece quanto è stato fatto è stato possibile solo grazie alla strabiliante generosità dell'umanità con le sue donazioni e ai lavori portati avanti con uno sforzo e una volontà inconsueti.
PER FARE SPAZIO ALLA VERITA', PER RICORDARE ALL'ITALIA CHE L'AQUILA NON E' STATA ANCORA RICOSTRUITA,
PARTECIPIAMO ANCHE NOI AL NO BERLUSCONI DAY A ROMA

gruppo facebook No Berlusconi Day L'Aquila



OSSERVATORIO SULLA REPRESSIONE:
IL 5 DICEMBRE IN PIAZZA CONTRO BERLUSCONI E LA REPRESSIONE
Il 5 dicembre saremo in piazza alla manifestazione indetta dalle reti del web contro il Governo Berlusconi, e alla quale stanno aderendo partiti ed associazioni. Saremo in piazza partendo dall'appello delle madri orfane dello Stato per chiedere con loro verità e giustizia per le tante donne e per i tanti uomini uccisi dalla repressione di stato in questi anni. Manifesteremo per chiedere la fine delle politiche della 'tolleranza zero' e la fine dell'impunità per chi si macchia di questi crimini. Dalla morte di Carlo Giuliani a quella di Federico Aldrovandri abbiamo visto come un nuovo autoritarismo delle classi dominanti abbia trovato nella violenza di alcuni settori dello stato una sponda enorme alla quale bisogna costruire un argine democratico. Dalla legge Reale alla legislazione sulle droghe, dal pacchetto sicurezza fino alla tessera del tifoso, tutti i settori sociali sono stati attraversati dalla stessa filosofia d'intervento: reprimere e criminalizzare ogni forma di dissenso sociale. La 'tolleranza zero' non è uno slogan ma una teoria che ha alimentato una “cultura” diffusa violenta e xenofoba contro i 'diversi', come dimostrano le storie di Abba, di Renato Biagetti, di Dax, e di tanti altri giovani feriti e aggrediti nelle nostre strade. Esiste un profondo legame tra chi predica l'intolleranza e chi l'agisce contro ogni diversità; noi pensiamo che questo legame sia un problema per la sicurezza sociale di questo paese, per questo saremo in piazza. Un'intolleranza alimentata dall'alto e che trova sponda nei luoghi in cui il diritto viene sospeso: carceri e caserme sono diventati luoghi insicuri ed invivibili, com'è successo alle caserme Raniero a Napoli e Bolzaneto a Genova... per Aldo Bianzino per Marcello Lonzi, per Stefano Cucchi e per i tanti – troppi – che sono stati “ suicidati “ in questi anni. Se lo stato di democrazia di un paese si vede dalle proprie carceri, possiamo affermare che l'Italia non è lontana dalla Libia e da Guantanamo: oggi il governo invece che parlare di costruire nuove carceri dovrebbe impegnarsi ad evitare che chiudano le fabbriche. Il fatto poi che esista una doppia giustizia che fa sì che, innocenti muoiano dentro le galere, mentre si concedono scudi e condoni per mafiosi ed evasori – o che il rappresentante del nostro governo invece di pensare alla crisi sociale pensi a come salvarsi dai processi ed a sottrarsi da essi – non fa che aumentare la nostra rabbia ed indignazione. Indignazione che cresce nel leggere le sconcertanti dichiarazioni del sottosegretario Giovanardi – principale responsabile della legislazione proibizionista sulle droghe, concausa della morte di Stefano Cucchi – e del ministro La Russa che, nonostante ci sia una inchiesta in corso, ha preventivamente garantito piena impunità a chi ha deliberatamente provocato la morte di Stefano: a entrambi chiediamo le dimissioni! Dal 5 dicembre, partendo da Roma, inizieremo a camminare per tutte le strade e per tutte le piazza d'Italia: per chiedere verità e giustizia, per chiedere la immediata cessazione delle legislazioni emergenziali.

gruppo facebook "IL 5 DICEMBRE IN PIAZZA CONTRO BERLUSCONI E LA REPRESSIONE"


Di Pietro e Ferrero: proviamo tutti insieme a costruire un'opposizione. Idv e Prc in piazza il 5 dicembre



giovedì 5 novembre 2009

per la gestione pubblica della nuova casa dello studente


Torniamo a contestare le modalità di gestione della nuova casa dello studente realizzata con i fondi pubblici della Regione Lombardia: la Regione Abruzzo ha affidato la gestione di questa struttura alla Curia, ente privato, che ha attribuito i posti letto senza passare per le graduatorie pubbliche che tengono conto dei criteri di reddito. Fa bene l'Unione degli Universitari a dichiarare di voler denunciare la Regione Abruzzo, una risposta “sacrosanta” (per restare in tema) ad un abuso inaccettabile.
Questa manovra fa parte di un disegno più ampio di cui la Regione Lombardia è corresponsabile. Già a luglio ci opponemmo con il nostro consigliere comunale Perilli alla vergogna del trasferimento futuro dell'intera proprietà delle strutture alla Curia, che mossa da caritatevole spirito avrebbe potuto ben diversamente mettere a disposizione i suoi ingenti beni.

Francesco Marola - Giovani Comunisti/e PRC L’Aquila

il Centro 14/07/09
Prevista anche la cessione gratuita dell’area, da parte della Curia, per trent’anni, trascorsi i quali quel «bene» sarà trasferito all’Arcidiocesi.
Ed è stato questo a scatenare le proteste di alcuni consiglieri, anche di maggioranza, secondo i quali «si ragiona senza indirizzi di programmazione». Enrico Perilli (Rifondazione Comunista) ha parlato di un «business per la Chiesa».


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AGGIORNAMENTI:

il Messaggero, 29/11

Indagini sulla nuova casa dello studente. Peculato ipotesi di reato
Altre ipotesi: distrazione di fondi pubblici e danno erariale
La struttura pubblica costruita su un terreno della Curia

L'AQUILA (29 novembre) - La procura della Repubblica dell'Aquila sta indagando sulla vicenda della nuova casa dello studente realizzata dalla Regione Lombardia, con una spesa di 7,5 milioni di euro, su un terreno della Curia dell'Aquila dalla Regione Lombardia.
La conferma arriva dal procuratore capo dell'Aquila, Alfredo Rossini, che parla di «attenzioni della procura». L'attività di indagine è partita di recente: secondo quanto si è appreso ci sarebbero stati degli esposti che avrebbero sottolineato l'anomalia. La procura dell'Aquila ha anche confermato che è stata inviata una relazione alla Procura della Corte dei Conti per la verifica dell'ipotesi di danno erariale.
La casa dello studente è destinata a sostituire quella di via XX settembre, crollata il 6 aprile scorso, dove sono morti otto giovani. L'iniziativa era stata annunciata in un evento per la firma del contratto di programma che si era svolto alla fine di giugno scorso all'Aquila alla presenza del governatore lombardo Roberto Formigoni e dell'arcivescovo dell'Aquila, Giuseppe Molinari, il sindaco del capoluogo Massimo Cialente e Gianni Chiodi. Il contratto prevede la concessione in comodato del terreno per 30 anni, trascorsi i quali, la Curia diventerà titolare dell'immobile. L'opera costruita a tempo di record ed inaugurata il 4 novembre scorso era stata consegnata dallo stesso presidente Formigoni al Comune dell'Aquila.
L'inchiesta è contro ignoti, non essendo ancora state individuate responsabilità da parte di persone, non ci sono avvisi di garanzia: per questo gli enti coinvolti nell'indagine non hanno notizie ufficiali. Prima che vengano contestate delle violazioni a persone dovrebbero passare alcuni mesi. Le ipotesi di reato sono quelle di peculato e di distrazione fondi pubblici, ma secondo quanto si è appreso i magistrati attendono i risultati della procura della Corte dei Conti perché considerano più grave il reato di danno erariale, in quanto l'ipotesi è la realizzazione di una struttura pubblica su un terreno privato. Intanto è in atto un dibattito molto serrato su quale ente dovrà gestire la nuova casa dello studente, che non è stata affidata all'ente competente, l'azienda per il diritto allo studio universitario (Adsu), ma al Comune dell'Aquila. In tal senso il commissario dell'Adsu, Francesco D'Ascanio, nei giorni scorsi aveva auspicato una sinergia tra gli enti e un coordinamento per i 120 posti letto da assegnare agli studenti. Non è chiaro se l'inchiesta influirà sui tempi di attivazione della nuova struttura.

6 novembre: presidio della memoria


L’ AQUILA – BUENOS AIRES - “MEMORIA, VERITA’, GIUSTIZIA”

Venerdì 6 novembre ore 18 presso
Accademia delle Belle Arti – Pettino

A 7 mesi dal terremoto le associazioni e i comitati cittadini ricordano le vittime insieme a Hebe de Bonafini, Presidentessa delle Madres de Plaza de Mayo, eroine della memoria e della giustizia in Argentina e nel mondo.
Già premio della Pace Abruzzo 2007, Hebe e le Madres rinnovano il loro vincolo di solidarietà con la città che le aveva ospitate nel 2002.

Comitato Familiari vittime Casa dello studente
Kabawil Ass. Onlus
Comitati cittadini

lunedì 2 novembre 2009

Verità e giustizia per Stefano Cucchi


I/LE GIOVANI COMUNISTI/E CHIEDONO CHE SIA FATTA IMMEDIATAMENTE CHIAREZZA E GIUSTIZIA PER LA MORTE DI STEFANO CUCCHI.
DETENUTO PER 20 GRAMMI DI MARIJUANA LA NOTTE DEL 15 OTTOBRE NEL CARCERE DI REGINA COELI, STEFANO E' STATO MANDATO IL GIORNO DOPO AL PRONTO SOCCORSO CON IL VOLTO TUMEFATTO E DUE VERTEBRE FRATTURATE. STEFANO E' MORTO IN OSPEDALE SENZA CHE I GENITORI POTESSERO VEDERLO.
LE FOTO DIMOSTRANO CHE IL CORPO DI STEFANO E' STATO COLPITO RIPETUTAMENTE.
IL MINISTRO ALFANO TENTA DI NASCONDERE LA VERITA' PARLANDO DI UNA CADUTA DALLE SCALE, UNA BIECA TATTICA USATA PER COPRIRE I RESPONSABILI DELLA MORTE DI FEDERICO ALDROVANDI E ALDO BIANZINO.

STEFANO E' L'ENNESIMA VITTIMA DEL CLIMA DI REPRESSIONE E VIOLENZA CONTRO I DEBOLI CHE QUESTO GOVERNO HA SCATENATO.
NON STAREMO IN SILENZIO. LOTTEREMO AFFINCHE' SIA FATTA GIUSTIZIA.

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Appello rivolto al Presidente della Repubblica affinché sia fatta piena luce sulla morte di Stefano Cucchi, promosso da Giovani Comunisti/e (Prc), Fgci (Pdci) e Uds.

Illustrissimo Signor Presidente,
le fotografie diffuse ieri con estremo coraggio dalla famiglia di Stefano Cucchi impongono una reazione delle coscienze.
Come Lei con la Sua biografia ci ha più volte insegnato, impongono in primo luogo una reazione della coscienza del nostro Paese, Repubblica democratica e antifascista per la cui nascita migliaia di martiri hanno offerto il sacrificio delle loro vite e migliaia di eroi hanno conosciuto la reclusione e l’internamento nelle carceri del regime. Anche in virtù di quel sacrificio, oggi possiamo dire che il tasso di democrazia di un Paese civile si misura dalle condizioni delle sue carceri, dal rispetto che lo Stato assicura a ciascun detenuto.
Se leggessimo con questo metro di giudizio la vicenda di Stefano Cucchi, dovremmo ritenere l’Italia un Paese schiavo, servo della barbarie e dell’arbitrio. Le Istituzioni che Lei rappresenta devono reclamare, insieme alla famiglia e insieme ad ogni cittadino democratico, verità e giustizia.
Ci rivolgiamo a Lei, Signor Presidente, affinché sia fatta piena luce su questo episodio drammatico. Affinché noi giovani si possa cancellare questa assurda vergogna di sentirsi italiani.

Le porgiamo, ringraziandoLa, i nostri più sentiti saluti antifascisti,

(seguono firme)

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da Liberazione

Cucchi, i depistaggi dopo l'indignazione bipartizan

di Checchino Antonini


E ora anche i depistaggi. Dopo il giorno dell'indignazione, dopo quello dello scaricabarile, dopo l'avvio di un'indagine per omicidio, arrivano i primi depistaggi sulla morte di Stefano Cucchi. Anzi, i secondi depistaggi. Perché all'inizio di questa storia c'è la versione classica della "caduta per le scale". Era stato scritto una settimana fa da Liberazione , primo quotidiano a raccogliere la denuncia della famiglia, che da qualche parte si tentava di appiccicare quelle due vertebre rotte a una caduta precedente l'arresto. Versione incredibile per chi lo vide la notte del fermo quando i carabinieri lo portarono a casa per perquisirne la cameretta. Camminava dritto, non si lamentava e non aveva gli occhi gonfi che osservò suo padre la mattina appresso all'udienza di convalida. E che videro i medici della Città giudiziaria che lo visitarono. Lo ha confermato perfino il guardasigilli Alfano quando ha tentato di supportare la versione della «presunta morte naturale». Il referto parlava di «lesioni ecchimotiche in regione palpebrale inferiore bilateralmente». I comuni occhi neri. A quel medico Stefano accennò delle «lesioni alla regione sacrale ed agli arti inferiori, queste ultime non verificate dal sanitario a causa del (presunto, ndr) rifiuto di ispezione espresso dal detenuto». Eppure ieri, alcuni quotidiani, facevano dire al legale d'ufficio che il suo assistito «non aveva né bozzi né lividi». E le lesioni ecchimotiche che altro sono? Tuttavia il legale non può fare a meno di «pensare che abbia preso qualche schiaffo». Che poi quell'avvocato, secondo i ricordi di Giovanni Cucchi, nemmeno ci doveva essere quella mattina. Stefano si sarebbe piuttosto meravigliato di non trovare l'avvocato di famiglia di cui avrebbe fatto il nome coi militari che l'avevano catturato. Così l'udienza convalidò il suo arresto negandogli i domiciliari con alcune motivazioni strambe, che lui fosse un senza fissa dimora e uno spacciatore tossicodipendente. Dopo quello che era parso uno scaricabarile con l'Arma (che ha fatto altrettanto), uno dei sindacati della polizia penitenziaria, l'Osapp, rende noto un dettaglio che a suo dire potrebbe smarcare le divise grigie e blu dalla faccenda: dopo la visita Cucchi «fu di nuovo accompagnato in una delle camere di sicurezza del Tribunale, questa volta non sotto il controllo dei carabinieri ma della polizia penitenziaria, e lì rimase per un'ora e mezza. Non era solo ma assieme ad altri arrestati. A Regina Coeli risulta che sia stato trasferito attorno alle 15.30». Viene in mente il caso Lonzi, ucciso da un pestaggio nel carcere di Livorno l'11 luglio 2003. Le evidenze delle botte le capiva anche un bambino ma il caso fu archiviato come morte naturale. Solo anni dopo l'ostinazione di sua madre, Maria Ciuffi, ne ha consentito la riapertura. Ma il registro degli indagati suona beffardo: 2 secondini sono indagati per omessa vigilanza e solo un detenuto, amico di Lonzi, per l'omicidio.
Intanto, i Nas dei carabinieri sono stati inviati al Pertini dalla commissione parlamentare d'inchiesta sul servizio sanitario nazionale per raccogliere tutta la documentazione disponibile. Ma era necessario chiamare i carabinieri per un caso che vede coinvolti i loro colleghi? Il caso Aldrovandi - dove la polizia indagò su sé stessa - non ha insegnato nulla?
E tra gli inquinamenti va messa la voce sulla sieropositività del detenuto morto che è stata raccolta da alcune tv. «Affermazioni vergognose e diffamanti. E infondate», ripete Ilaria Cucchi, sorella di Stefano che, a questo punto, comincia a nutrire «serie perplessità sulle modalità di attribuzione dell'incarico dell'autopsia da parte della procura al medico legale e su quanto si sta verificando dopo l'esecuzione di quell'esame». Depistaggi, scaricabarile, passerella mediatica bipartizan. E anche sciacallaggio. Ilaria Cucchi non sa come altro chiamare l'esibizione nei tg di certificati medici, quelli del 118 che fu allertato la notte dell'arresto (ieri sono stati sentiti dal pm gli operatori), che la famiglia non ha ancora potuto leggere.
Forse ha ragione una zia di Stefano quando dice di temere che lo dipingeranno per quello che non era. «Vergognosi tentativi di depistaggio e di scaricabarile. Chiediamo che l'inchiesta venga fatta immediatamente - chiede Paolo Ferrero, segretario nazionale del Prc - ogni ora che passa allontana la possibilità di accertare la verità. Viste le preventive assoluzioni annunciate dal ministro La Russa, visti i vergognosi fatti di Genova e il caso Aldrovandi chiediamo al Presidente della Repubblica di farsi garante della correttezza». Se l'indignazione bipartisan fosse stata sincera si sarebbe visto dalle ispezioni che sono state annunciate ma ancora non effettuate. Oppure come suggerisce una associazione, "Detenuto ignoto", da uno slancio per colmare il buco legislativo sul reato di tortura. Alfano tornerà in Aula martedì.